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‘Stai a stella fisso.’

Questo da molto tempo era l’atteggiamento mentale di Andrea. 

Conosceva le ‘regole’ della Legge dell’attrazione, ma crederci era un’altra questione; anche se era dell’opinione che tutto poteva aiutarlo a raggiungere il suo desiderio: trovare da vivere in montagna; trasferire la sua vita in una località montana. Solo dopo molto tempo ci è riuscito ed in quest’autunno non ha aspettato un attimo a fare il trasloco. 

Ora vive ad un chilometro dalle pendici di un bosco. Non è riuscito a trovare un’abitazione economica più vicina alle Dolomiti … ma già da questo primo anticipato inverno lavora in un Agriturismo sotto vertiginose pareti! E questo lo appaga appieno. 

Tutte le sere stacca alle 17.00. Passa in auto a cambiarsi, prende la pila frontale e poi via per una decina di chilometri di corsa sulle forestali che attraversano i magnifici boschi di larici ed abeti. Tutte le sere. Sì, perché ora il suo nuovo obiettivo è una corsa a fine estate di trail running di 50 chilometri ed il suo Suunto collegato a Strava lo sprona al risultato.

‘Hai i soldi per la dose?’

Sempre la solita storia, Orso e Stecco sono sempre inguaiati nel trovarli.

Da tutto l’inverno però tengono d’occhio Andrea, è una ‘preda’ facile.

Quel giro di corsa tra i boschi glielo vedono fare ogni santo giorno.

E’ talmente metodico e preciso che avrebbero potuto farlo bendati. Il momento migliore? Quando gira attorno alla chiesetta di San Silvestro sul colle; il suo giro di boa. Bam! imprevedibilità e rapidità. 

Facile ma sicuramente con un bottino misero, probabilmente uno smartphone e qualche euro. Un nonnulla … ma facile. Lo avrebbero tenuto per i momenti difficili, quando sarebbe diventato necessario trovare qualcosa.

E quel giorno arrivò.

La mattina presto fa ancora freddo quando Kamile e Davide vanno alla palestra di roccia. Qualche chiazza di neve ricorda che siamo all’inizio della primavera e, specialmente a Kamile, il fatto di essere lì per arrampicare, invece che a fare sci alpinismo, appare un po’ prematuro e sciocco. E’ stata la curiosità a tradirla. La sera prima, nel bar di suo padre, per Davide non fu semplice trovare il gancio giusto per strappargli un “OK, vengo!”, ma ci riuscì. Dovette usare tutte le sue armi di persuasione, fino a ricordarle i giorni passati a camminare assieme in Indonesia, sua patria, dove si erano conosciuti durante il trekking da lei organizzato. Davide chiacchierò davanti ad un prosecco sino a scoprire il punto debole di Kamile: la curiosità. Fu così che, aumentando i particolari di un’attività già di per sé ‘strana’, riuscì ad ottenere il suo consenso … e a trovare  così anche un ‘compagno’ che gli facesse da sicura (1). 

Nella piazzola, sotto la via di roccia prescelta, i preparativi, fra le mille spiegazioni di Davide e le facce strane di Kamile, procedono allegramente. La curiosità non è sufficiente però a far provare a Kamile l’ebbrezza di ghiacciarsi anche lei le mani contro la roccia fredda ed inospitale. Sperava in un maggior suo coinvolgimento, in un maggior dialogo, ma lei si limita a fargli sicura e a guardare.

I movimenti di Davide sulla roccia, a volte precisi e a volte confusi, riempiono lo spazio lasciato vuoto dal loro silenzio. A volte Davide impreca contro un passaggio difficile o reso scivoloso dallo scioglimento della neve sopra alla parete. Cade, si arrabbia, ma anche si diverte; nell’impassibilità di Kamile. Lui regolarmente la guarda in attesa di una sua reazione, di una parola … e finalmente, come un bambino che spiazza il genitore con una domanda tanto semplice quanto fondamentale, Kamile chiede: “Perché lo fai? Perché fai una cosa che ti fa arrabbiare, che ti fa male, ti stanca? Per di più poi per andare a rischiare la tua vita, un po’ più in alto di questa valle, su qualche parete?” 

‘Lavoro, lavoro ed ancora lavoro, anche se siamo in Agosto!’

La tabella degli allenamenti è diventata un oggetto di cui è timorato. Non osa più avvicinarvisi per non sentire un peso allo stomaco. Non è la volontà che gli manca, ma il tempo! Lavora sodo, l’azienda per cui è alle dipendenze non passa un buon momento e ci dedica ore ed ore (di queste molte non pagate), per poi non dover recriminare che avrebbe potuto fare di più per salvarla. Ci ha passato anni ed anni della sua vita. Nei tempi d’oro l’avevano anche sostenuto a raggiungere ottimi livelli con il suo amato sci alpino. La sua stazza e la sua forza fisica lo premiava nei positivi risultati in discesa libera.

Recentemente, solo per scaricare tensioni e pensieri che non riesce più a fare con lo sci, si è dedicato a qualche chilometro di corsa. Ma anche questa è spesso abbandonata. Per questo, l’occasione di una riparazione che l’ha portato tra i monti non la vuole buttare al vento.

Dopo aver eseguito la riparazione programmata, più complicata del previsto, parcheggia l’auto vicino ad un Agriturismo e si cambia in fretta. Bastano solo scarpe, un pantaloncino corto ed una maglietta: questa è la libertà della corsa. 

La giornata è calda, ma come sempre tra le montagne, anche arieggiata. Uno spettacolo! Il cielo è terso e la forestale ben battuta. L’aria è ricolma di profumo di resina dato dagli alberi abbattuti dalla passata tempesta Vaia. Lahsen, questo il suo nome, non si sente molto bene. Forse è la troppa fatica accumulata. La tensione di questo momento difficile della sua vita. Si attarda. La chiesetta sul colle, dell’itinerario individuato su Strava caricato lì da un certo Andrea, non sembra però così lontana: deve essere raggiunta! Questa si trova su di un piccolo promontorio che sporge verso valle, da cui si possono vedere le splendide Dolomiti e tutta la valle sottostante. Un posto che vuole vedere.

Lahsen è raggiante per averla raggiunta ed inizia ad aggirarla quando un colpo secco sull’addome lo fa quasi vomitare quel niente che aveva mangiato a pranzo. Davanti a lui trova due uomini con un buff (2) alzato sul viso, che mostrano uno sguardo minaccioso. Sguardo che i due velocemente mutano in uno sguardo perplesso: ‘Non è Andrea?!’ Lahsen, intanto, ne afferra uno. L’altro, dopo la sorpresa di trovarsi di fronte ad un uomo di un metro ed ottanta centimetri che avrà pesato 90 chilogrammi, non trova di meglio che aprire il coltello a serramanico ed infilarglielo con forza nello sterno. Lahsen molla la presa. Il dolore è forte e cerca con lo sguardo chi ha avuto il coraggio di infliggergli quella ferita. I due insieme però gli danno una forte spinta facendolo cadere a terra in una zona sassosa e si danno alla fuga.

‘Questo è un abbraccio troppo caloroso perché me lo possa dimenticare!’

Da un pezzo Davide programmava di salire la Via del Dente con Fausto. In vetta sperava di vedere le cime che lo contornano da una prospettiva che pochi hanno come privilegio. Solo a fine estate si sentono pronti per affrontare la dura salita. In vetta rivedono i movimenti armonici sulle screpolature della roccia, preparati con perizia e lunghi allenamenti in palestra di roccia. Il loro corpo si è modellato con precisione sulle poche rugosità della parete al fine di trovare un equilibrio instabile, reso utile solo dalla loro incessante mobilità. Salendo ricordavano i ronzii delle api e i fiori dei prati sottostanti che piano piano si rimpiccioliscono, lasciando spazio ad un prato più azzurro e cosparso d’immagini soffici e bianche create dalla loro mente. Sul colle in basso, la chiesetta di San Silvestro è un puntino piccolo ai bordi della valle.

Sono lunghe ore di salita, quelle che portano negli occhi Davide e Fausto e che li caratterizza di una particolare lucentezza. Una lucentezza che ha molti significati e che si scioglie proprio in quell’intenso abbraccio. 

E’ tardo pomeriggio quando si decidono a scendere. Il sole illumina con pennellate precise e multicolori le pareti, i picchi, le guglie e quelle anime immaginarie che chiamiamo nuvole. Il cielo è saturo di colori, dal rosso al prugna, come solo può quando il brutto tempo si sta avvicinando. Il ritorno, con le doppie (3) e poi il canalone detritico, immersi nel rumoroso silenzio crepuscolare dei monti, viene accompagnato anche da una timida pioggierellina, sino al baito nel bosco che farà loro da momentaneo ricovero.

All’interno del baito, intorno al fuoco, Davide e Fausto sentono qualcosa di caldo anche nel loro cuore. Vivono forti emozioni. Hanno accresciuto la loro autostima, la loro pace e calma interiore. Cose che permettono loro di apprezzare maggiormente l’odore del legno bagnato che arde sul fuoco. Odore che risveglia l’immagine dei primi giorni autunnali, quando si accendono i primi caminetti e dai tetti arriva l’acre odore del legno che brucia; i freddi giorni invernali in cui si accedono i fuochi di S. Antonio e alla memoria arrivano i ricordi degli antichi filò dove ci si incontrava proprio intorno ad un fuoco per raccontarsi le storie, i momenti, le emozioni e le esperienze vissute durante le poche ore di luce diurna che offriva l’inverno e la pusterna valle. In questo momento Davide trova tutte le risposte ai perché di Kamile. 

E’ quasi l’alba. Andrea si sta preparando lentamente per uscire. È stato febbricitante il giorno prima. Ha anche dovuto assentarsi prima dal lavoro e saltare la sua quotidiana corsetta. Ma un farmaco l’ha già rimesso in piedi. L’Agriturismo ha bisogno di lui, ma prima passa, come consuetudine, a far colazione al solito bar dove trova i forestali, i cacciatori e i boscaioli che si incontrano prima di affrontare la dura giornata. 

‘Da un giorno mi trovo in questo villaggio indonesiano. Non faccio altro che osservare lei. Supino la vedo sopra di me. Senza sapere chi sia. “Non è stata di nessuno! E per volere della nostra religione non lo sarà mai!” mi dicono quando mi vedono a bocca aperta mentre seguo con gli occhi i suoi sinuosi lineamenti. Troppo poco so di lei.

E’ stata una cosa inutile cercare di parlare della mia volontà di conoscere più a fondo quell’incantevole creatura. Sull’argomento tutti restano evasivi, come lo sarebbe un vecchio innamorato parlando di un suo irrealizzabile amore. Forse sto sbagliano ad interessarmi così troppo a lei, ma ogni nuova conquista ci fa sentire più vivi! Mi sto preparando per la sortita che voglio fare questa notte. 

E’ buio, mi inoltro nei territori proibiti in cui dimora. Attorno non sento nessuno. Ascolto attentamente per riconoscere anche solo un minimo rumore o un lieve respiro che mi indichi la presenza di qualcuno. Niente. Il buio non mi permette di vederla nel suo insieme. Immagino i suoi fianchi, i suoi dolci e nello stesso tempo aggressivi lineamenti. Mi avvicino a tal punto che posso sentire il calore che il sole le ha lasciato. “Non è stata di nessuno, e non lo sarà mai …!” Queste parole mi girano per la testa.  

Un brivido mi scuote, le sono vicinissimo! I polpastrelli la sfiorano causandole dei brividi che solo poche persone sono in grado di percepire. La luna mi regala l’immagine di lei destata dalla mia presenza, non mi si cela. Sono sicuro oramai di poterla fare mia. Di alzarmi e salirla. Alla sua base trovo una scritta: ‘Gunung 6c’ (4). Mi sento fremere, mi sento scuotere, sobbalzo!’

Davanti a me due giovani mi scuotono energicamente per farmi riprendere da un sonno agonizzante. 

Dal baito Davide e Fausto sono partiti notte tempo per riuscire a recarsi al lavoro all’ora prevista dalla vita ‘normale’. Ogni volta però che ci passano vicino, fanno sempre visita alla chiesetta sul colle, alla Vergine Maria dipinta sul suo lato buio, quello formato da pietre naturali a vista dove hanno aperto un passaggio bulder (5) di 6c (6) dedicato a Kamile. E’ qui che vedono un omone supino a terra.

Sembra svenuto. Cercano di sentirgli il battito del cuore ed il respiro che trovano entrambi, assieme ad una leggera ferita sul costato. Cercano di destarlo, prima piano e poi con sempre maggior vigore finché egli apre gli occhi. E’ l’alba.

Andrea entra nel bar, saluta ed ordina il solito caffè ‘americano’ all’anziano oste che sostituisce la giovane figlia Kamile nelle ore meno gradite ai giovani. Con un orecchio ascolta la musica che esce da una tv accesa, e con l’altro distrattamente i dialoghi serrati dei paesani. Lui è ancora il ’cittadino’, non è ancora ‘di diritto’ inserito pienamente nella comunità, ma essere lì la mattina lo fa sentire ‘di casa’. Dal vecchio Zoras sente parlare del recentissimo ritrovamento di un uomo privo di sensi vicino alla ‘sua’ chiesetta e si avvicina a loro ed ascolta, caro lettore, la storia che ora puoi raccontargli anche tu. 

“Il Passato è passato, ed il Futuro, per me, è il Presente.” 

LAHSEN

  1. ‘Fare da sicura’ è quell’insieme di movimenti, gesti e tecniche che consentono di frenare una caduta accidentale del primo di cordata in arrampicata.
  2. I ‘buff’ sono scaldacolli fatti di tessuto in microfibra nati per proteggere dal vento e dalle basse temperature.
  3. La ‘discesa in corda doppia’ è una tecnica che permette di calarsi lungo pareti verticali.
  4. ‘Gunung’ in indonesiano significa montagna
  5. Il ‘Boluldering’ è un’arrampicata effettuata su massi senza utilizzo di corde o imbragature, e si basa su di un’arrampicata molto fisica e dinamica fatta di pochi movimenti portati al limite.
  6. ‘6c’ è uno dei gradi di difficoltà di un passaggio di arrampicata tratto dalla scala delle difficoltà francese.