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per la 600ma volta sulla Cima della Grande di Lavaredo a 69 anni.

Questo titolo mi ha catturato e mi ha fatto pensare che io ci sono salito solo un paio di volte e l’ultima molti, molti, molti anni fa. Così mi è partita la voglia di tornarci.

Ecco, proprio questo è quello che vorrei fosse il mio blog. Una fucina di ispirazione e di idee da cui ognuno possa prendere quella che più lo interessa e coinvolge. Adattandola a se. Lo stesso, infatti, faccio io con altre persone che seguo (Sara Lazzari/Chubbyuma/etc.). Tra le tante cose che fanno e propongono, ce né sempre una che apre una porta sul “ma voglio farlo/a anch’io”. In momenti di stanca di idee o di ‘vitalità’ diventano utili stimoli. Spero, appunto, come i miei!

Il mito

Le Tre Cime di Lavaredo non hanno bisogno di presentazioni: sono forse fra le montagne più famose ed ammirate al mondo. La vista da nord, con gli impressionanti, lisci e strapiombanti versanti settentrionali lasciano senza fiato.

L’imponenza di questa ‘triade’, le particolari pareti, gli spigoli affilati hanno alimentato ed alimentano un profondo interesse, ma anche un giusto rispetto.

La prima salita, ad opera del grande pioniere Paul Grohmann con le guide Franz Innerkofler e Peter Salcher, è stata effettuata il 21 agosto 1869 nel tempo, veramente record, di 4 ore dalla Malga Rimbiànco alla vetta: con l’itinerario da indovinare e l’intera cima ancora inesplorata, un’impresa a dir poco eccezionale!

Le vie normali di salita, di questo gruppo, seppur comunque impegnative, rimangono alla portata dell’alpinista medio, in cerca di itinerari selvaggi e soddisfacenti. In particolare, appunto, la Cima Grande di Lavaredo (mt. 2999), la più alta ed imponente, mostra un versante meridionale alquanto articolato e complesso, vero ‘labirinto verticale’ dove a volte alcune cordate si smarriscono nel dedalo di canali e cenge.

Ora, cosa posso scrivere che non sia già stato scritto?!

La salita

Inizio con lo scrivere che sono partito dalla solita furviante idea del forse sono troppo vecchio per…” portarci mio figlio e mia nipote”. Ma quale cosa più bella c’è nel condividere quella che potrebbe essere la mia felicità di tornare in vetta a questa magnifica cima e di vivere questa emozione anche con gli occhi ed il cuore di ‘neofiti’ delle Lavaredo?

I giovani, se appassionati, si fanno coinvolgere velocemente, ed io sono più ‘bambino’ di loro. Dunque si va!

Non ricordavo la via così tanto frequentata. Purtroppo fa perdere molto della spettacolarità dell’ambiente in cui ci si muove; le file, le attese, i difficili incroci di corde sono stati un ‘diversivo’ imprevisto. Alla paura e al divertimento, di cui poi mi parlerà Anna, io devo quindi aggiungere lo stress di queste situazioni (come evidenziatomi anche da Daniele).

Se si riesce comunque ad isolarsi mentalmente oppure a trovare qualche punto di salita o di discesa ‘alternativo’ si piomba velocemente nell’atmosfera e nelle sensazioni che avrà provato Paul Grohmann.

Non posso nascondere che l’arrivo in vetta ha visto gli occhi commossi e lucidi di tutti e tre…un valore aggiunto ad una giornata spettacolare, vissuta intensamente.

In sintesi, la Grande di Lavaredo è una vetta molto ambita con una scalata di media difficoltà appagante. Splendido il panorama sui gruppi dolomitici vicini, nonché sullo spettacolare versante ovest della Cima Piccola di Lavaredo. Toglie il fiato. Se condito con qualche aspetto emotivo è una salita che lascia il segno. Ecco perché la Guida Heini Gütl l’ha salita 600 volte!! Portarci qualcuno per la prima volta è un’esplosione di emotività.

Paura e divertimento, emozioni contrastanti vissute in contemporanea. Pochi contesti lo permettono.

ANNA

Info generali

Salita veramente fantastica, impegnativa per la lunghezza e complicata nello svolgimento. Le difficoltà tecniche sono contenute (III / III+), ma va tenuto presente il terreno, l’esposizione e l’orientamento, tutt’altro che facile: ometti ce ne sono molti, forse anche troppi, e a volte possono forviare. Meglio affidarsi alle relazioni (recuperabili anche sul web) e alla capacità di individuare il terreno con tracce di passaggio, oltre che a cercare di individuare i sufficienti chiodi, cordini e clessidre presenti; presenti anche le soste (spit e chiodi cementati) che in parte saranno anche usate per le corde doppie in discesa. Attenzione alle scariche di sassi, specie nel tratto chiave.

La nostra cordata composta da tre elementi (più lenta di quella da due componenti), di cui uno alla primissima esperienza; in una giornata di tempo magnifico che ha comportato un grande affollamento della via, ha raggiunto la vetta in 4h 15′ dal Rifugio Auronzo e 3h 30 in discesa (disarrampicando poco e facendo grande uso di corde doppie). Utile una corda da 60/70 metri per agevolare nelle calate ‘alternative’. Un consiglio sempre valido è: partire il più presto possibile!!

Certamente bella, ma troppo trafficata, troppa gente.

DANIELE

È un’ascensione che non lascia indifferenti…se si ha la possibilità di farla, non va persa l’occasione!