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Il ‘nostro’ Zoras nasce nel Dicembre 1955 a Lucci.

I genitori, la madre Egle ed il padre Christos, sono di origine Greca; hanno vissuto per molto tempo in quella che oggi si chiama Macedonia. Da quella che al loro tempo era la Jugoslavia di Tito, dove appunto vivevano e lavoravano, sono fuggiti nel 1944, poco più che ventenni, rifugiandosi prima in Friuli e poi raggiungendo uno zio (il fratello più giovane di 2 anni della mamma di Egle) che viveva presso Lucci.

Questo parente era un esperto alpinista, entrato nel Comitato di Liberazione della Jugoslavia, era fuggito anch’esso in Italia due anni prima, nel 1942, a 44 anni,  per aver salva la vita.

Christos, nel Maggio del 1955, rientrò nella ex-Jugoslavia per provare a recuperare le sue proprietà e per verificare se fosse possibile rientrare anche con la moglie Egle, che era incinta.

Di lui però non ebbero più notizie.

Egle diede alla luce il bimbo, morendo alcune settimane dopo. Al figlio diede lo stesso nome dell’unica persona che in quel frangente le era vicina ed avrebbe potuto far crescere suo figlio: lo zio Zoras.

Lo zio, per quanto nelle sue possibilità, riuscì a racimolare quei pochi soldi utili per sopravvivere e far crescere il pronipote. Faceva lavori saltuari. Per fortuna, il fatto di possedere una vecchia casa tra i monti di Rua, con qualche animale (capra, galline, etc.) e l’orto, lo aiutava ad essere il più possibile autonomo economicamente.

Zoras (junior) iniziò a lavorare, ancora adolescente, come garzone in un’osteria locale, che poi col tempo prese in gestione.

A 76 anni lo zio viene a mancare e Zoras (junior) ereditò la casa e le altre poche proprietà.

La sua vita, come fu per lo zio, sarà la ‘sua’ valle, la sua piccola casa, ma soprattutto le pareti ed i crinali dove si ritira a scalare (passione trasmessagli dallo zio e dai frequentatori della valle); anche con poche ore disponibili, lui fugge dalla realtà immergendosi tra i boschi e le pareti.

Non conosce la società ‘esterna’, se non per i discorsi e i racconti che sente all’osteria. Osteria che piano piano ha ammodernato in un bar frequentato da camminatori, alpinisti ed arrampicatori che frequentano la vicina falesia di roccia di Rua. Le pareti del locale sono piene di scaffali di libri e non trova spazio né una Tv né Internet. Ma sembra proprio quello che cercano le persone che lo frequentano.

La società ‘esterna’ resta per lui una presenza totalmente estranea. L’unica società che conosce è quella ‘ideale’ che ha costruito nella sua testa e all’interno del suo cuore. Una società ‘ideale’, ‘utopica’, sicuramente lontanissima dal suo passato pieno di fughe familiari, di lutti, di luoghi e persone ‘nemiche’; ma anche da quella ‘realtà’ che viviamo quotidianamente tutti noi.  La sua è una ‘società’ (o forse è meglio chiamarla socialità) che crea e protegge dentro la ‘sua’ valle; dentro quell’isola alpina in miniatura.

Egli sa che in nessun modo potrà cambiare il mondo, ma può costruire il mondo che vuole attraverso i suoi comportamenti e con le persone con cui sente di potersi legare, fidare; in questo luogo fuori dal mondo che sono i Monti di Rua.

E’ sopravvissuto ad un’avventura in solitaria in montagna che l’ha segnato profondamente, creando un forte legame con la montagna stessa, che ritiene la responsabile, non della sua disavventura, ma di averlo lasciato vivere.

Da quel momento è divenuto molto riflessivo ed attento a tutto quello che gli accade attorno; parla poco ma quando lo fa è profondo; è un grande ascoltatore; non dà giudizi, ma lo fa restando schivo e solitario con chi sente lontano dal suo mondo. Canta, quando si trova in parete da solo, per allietare quella che ritiene la sua unica e vera amica, la sua ‘compagna’: la montagna.  E’ comunque attento all’altro, alle sue esigenze e alla sua personalità. Lascia ad ognuno i suoi spazi che non devono però invadere i suoi.

I suoi ‘messaggi’:

  • Memento Mori : si vive una volta sola.
  • La vita è breve : in ogni cosa che fai metti tutto te stesso.
  • Utopia Pirata : se l’è trovata appiccicata addosso senza volerlo.

Date fondamentali

Zio Zoras : nasce nel 1898 e muore nel 1974 a 76 anni (inizia ad accudire Zoras a 57 anni – nel 1955), incontra Egle in Italia nel 1944 a 46 anni.

Zoras Junior : nasce nel 1955 (quando muore lo Zio nel 1974, egli ha 19 anni).

Egle : nasce nel 1921 – nel 1944 ha 23 anni (la madre di Egle ha/avrebbe 48 anni e ha avuto la figlia a 25 anni – nata nel 1896) – nel 1955 ha 34 anni quando partorisce e muore.

Christos nel 1944 ha 26 anni