…come posso farlo con un blog che si chiama TOO OLD TO (TROPPO VECCHO PER)! Come potrei non affrontare il tema dell’Ageismo?
Sai di cosa sto parlando?
Io non conoscevo questo termine e non avrei mai immaginato che le ‘sensazioni’ che mi hanno portato ad aprire questo blog avessero un nome!
Ageismo è un inglesismo che indica la discriminazione nei confronti di una persona o più persone in base all’età.
WIKIPEDIA
Una persona su tre in Europa, sia giovane che anziana, dichiara di essere stata vittima di ageismo (Fonte: Global Report on Ageism, ONU, 2021).
Gli anziani, insieme a tutti gli altri gruppi di età, hanno riferito di aver subito più discriminazioni basate sull’età che discriminazioni basate sul sesso, sulla razza o sull’origine etnica.
L’ageismo si manifesta, appunto, quando l’età è utilizzata per categorizzare gli altri (e noi stessi) in modi che possono causare sofferenza e disagio. La discriminazione legata all’età è un fenomeno pervasivo e diffuso, anche se poco conosciuto, evidenziato ed emerso in Italia. Al contrario se si naviga sul WEB o nei SOCIAL tale fenomeno è presente e discusso (molto in Europa). In Italia, riferendomi agli ‘anziani’ (non ai giovani), ho però come la sensazione che, oltre alla non consapevolezza di questo fenomeno discriminatorio, ci sia anche un fenomeno di auto-discriminazione, di auto-marginalizzazione; come se l’età venisse usata ad alibi per ridurre molte attività (sia fisiche che mentali), che invece non vedrebbero o non avrebbero motivo di registrare questi ‘danni da età’ così evidenti. Ricordo che l’Italia è seconda per età della popolazione solo al Giappone! Siamo un ‘popolo’ di anziani che non può permettersi di ‘abbandonarsi’.
“L’OMS considera l’ageismo come la forma di discriminazione più diffusa, persistente, normalizzata e socialmente accettata – dichiara Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas – una discriminazione che la pandemia di COVID-19 ha evidenziato ulteriormente.”
E’ un fenomeno ancora poco studiato e discusso ma enormemente diffuso nella società. E’ un fenomeno che non colpisce solo gli anziani ma, come riportato sopra, anche i giovani.
I Longennials
I ‘longennials’ è un termine elegante per definire i baby boomers, i quasi sessantenni che sono in buone condizioni di salute ed economiche, in grado di affrontare una longevità finora inedita. Serve a definire quelli che non sono più gli ‘anziani’ di una volta.
I longennials sono spesso rappresentati come lenti, incapaci e inefficienti, creando una visione negativa della longevità, che si riflette in pratiche sociali, linguistiche, lavorative e manageriali, oltre che sanitarie.
Nella realtà di tutti i giorni, le pratiche ageiste vanno dalla difficoltà di trovare lavoro (nella fase anche meno matura/over 50enni) fino agli abusi e ai maltrattamenti; dalle truffe (che colpiscono gli over 65enni), alla sottovalutazione dei bisogni di salute delle persone anziane. Si manifesta inoltre nell’ambito delle relazioni e del linguaggio, quando ad esempio, parliamo agli anziani, come si parlerebbe ai bambini (l’equivalente linguistico del ‘baby talk’ che viene definito ‘elderspeak’, un linguaggio infantile e semplificato che sottintende la presenza di una difficoltà di comprensione da parte dell’anziano). Spesso qui si tratta di una modalità inconscia: tono di voce alto, semantica semplificata, usi grammaticali sotto qualificati che tuttavia, lungi dal migliorare l’efficacia della comunicazione, ne minano le fondamenta e ne velocizzano il declino. Tra gli effetti dell’elderspeak, ad esempio, vi è un’incidenza sul declino cognitivo delle persone anziane. Si parla poi di ageismo digitale per riferirsi a tutti quei pregiudizi verso gli over 65 nel mondo digitale. Anche in questo campo però ho la sensazione che l’età sia spesso un alibi anche per molti di noi; per non impegnarci maggiormente in questo mondo che cambia verso il digitale.
L’ageismo circonda quindi tutti gli ambiti della vita, inclusi i messaggi dei media, le relazioni personali e l’ageismo interiorizzato, cioè l’accettazione di idee negative sull’invecchiamento (ad esempio, il sentirsi soli, tristi o depressi, incapaci di certe attività, come parte inevitabile dell’invecchiare).
Come visto, può manifestarsi a livello istituzionale (le leggi, i ruoli e le norme sociali); a livello relazionale (del dialogo e della percezione tra due o più individui); a livello introspettivo (l’autostima, la fiducia, la propensione ad aprirsi e allo stare al mondo).
Considerando che, di contro, anche i più giovani subiscono molte discriminazioni per la loro età, si necessiterebbe di un patto generazionale affinché, anziani e giovani, lavorino assieme per produrre un vero cambiamento di visione, di scelte, di linguaggio e rappresentazioni. Si riuscirà mai a trasformare il paese in un luogo migliore per le persone di tutte le età?
L’invecchiamento attivo
La nascita di questo blog è stata indipendente dalla mia conoscenza dell’ageismo. La mia filosofia, il mio fine e la mia comunicazione, scopro ora, sono in linea con l’idea di sensibilizzare verso un invecchiamento attivo, verso l’informazione sul tema dell’invecchiamento attivo, per valorizzare noi anziani come risorse, preservandoci nell’autosufficienza attraverso il potenziamento della promozione della salute e della prevenzione, ma soprattutto attraverso un’attività fisica e mentale estranea all’età anagrafica. Se ho fatto nascere questo blog su questo tema significa che nel profondo il tema ed il ‘problema’ lo sentivo presente.
L’invecchiamento attivo è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2002 come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”. Studi internazionali testimoniano infatti il legame positivo esistente tra l’invecchiare in maniera attiva e i benefici sulla salute fisica e psicologica, inclusa la percezione di una maggiore qualità e soddisfazione della vita.
Questo non significa far finta di non invecchiare, di acquisire comportamenti prettamente giovanili, ma di essere pienamente consapevoli dell’invecchiamento e di gestirlo.
Perciò, ‘invecchiamento attivo’ significa essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente, assistenza a familiari con disabilità, fare i nonni, etc.) o anche personale (attività del tempo libero, hobby, sport, turismo, musica, etc.), scegliendo liberamente l’attività o le attività nelle quali impegnarsi, a seconda delle proprie aspirazioni e motivazioni.
Penso ti sia ben chiaro su quale di questi aspetti questo blog si stia focalizzando!
Too Old To vorrebbe e gradisce promuovere un dibattito permanente su questi temi.
Contesto Statunitense
Odio, e a volte lo trovo ridicolo, far sempre riferimento agli studi Americani, ma su questo argomento l’Europa (e non parliamo poi dell’Italia) non è ancora molto ‘sensibile’.
Quindi, ahimé, mio malgrado, devo ricorrere ai dati raccolti dal National Poll on Healthy Aging dell’Università del Michigan, su un campione di 2.035 adulti statunitensi di età compresa tra i 50 e gli 80 anni, che fanno emergere queste percentuali:
- il 93% di adulti over 65 afferma di vivere regolarmente almeno una delle forme di ageismo, che includono l’assunto per cui le persone anziane presentano difficoltà con tecnologia, cellulari e computer e non fanno nulla di importante o che abbia valore.
- l’ 80% di adulti over 65 concordano con l’affermazione che “avere preoccupazioni per la salute fa parte dell’invecchiare”, anche se l’83% dichiara di essere in buona, o addirittura ottima, salute. Tuttavia, maggiore era il punteggio del fenomeno ageista riportato, più probabile era che la persona riferisse problemi di salute fisica o mentale.
- il 65% di adulti over 65 affermano di vedere, sentire o leggere regolarmente scherzi o altri messaggi che suggeriscono l’idea che una persona anziana sia poco attraente o desiderabile. Coloro che hanno dichiarato di trascorrere quattro o più ore al giorno guardando la televisione, navigando in internet o leggendo riviste hanno ottenuto punteggi più alti in questo ambito rispetto a coloro che vi dedicano meno tempo.
- infine tra le tematiche più discusse, resta l’ageismo legato al mondo del lavoro, che riguarda anche i giovani e che può essere riassunto nella frase “Non hai l’età per”. Questo aspetto riguarda e colpisce oltre l’80 % delle persone intervistate. Guarda caso, il nome di questo blog.
(Ho trovato una ricerca italiana della UPO Aging Project che però è basata più sul confronto di anziani autonomi e/o in casa di riposo, la trovi qui: https://www.agingproject.uniupo.it/per-i-professionisti/pillole-di-
scienza/ageismo-il-pregiudizio-sulleta-che-accelera-i-processi-di-invecchiamento/)
In Italia, per quanto ho potuto verificare, la Fondazione Longevitas mi risulta essere l’ente più attivo e sensibile sull’argomento della discriminazione (altri si stanno concentrando sulla ricerca e studio della longevità o sulla qualità dell’invecchiamento).
Manifesto di Intenti della Fondazione Longevitas
Riporto gli intenti di questa Fondazione, evidenziando quelli che risultano essere anche condivisi e in linea a quelli che hanno spinto la creazione di questo mio blog e lo sostengono (TOT):
- Cambiamento. Sosteniamo un cambiamento culturale rispetto al tema della longevità, valorizzandone il potenziale valoriale di ricchezza, sviluppo e qualificazione sociale.
- Un nuovo racconto (TOT). Contro l’ageismo e la narrazione del declino, uniamo le nostre voci per una diversa rappresentazione del tempo e delle età.
- Generazioni connesse. Creiamo un nuovo patto sociale tra le generazioni, per una società più coesa e più forte, in cui ciascuno lavori responsabilmente per l’oggi e per l’eredità di domani.
- Diversità (TOT). Sulle fondamenta della saggezza e dell’esperienza, costruiamo un ecosistema aperto ai bisogni di tutti, basato sui principi di diversità e accoglienza.
- Nessuno escluso. Tutti abbiamo diritto a una vita dignitosa e di qualità: supportiamo le persone con ridotta autonomia.
- Comunità Longeve (TOT). Diamo impulso alla costruzione di ambienti e città age-friendly, inclusivi e a misura di tutti.
- Professionalità (TOT). Incoraggiamo e valorizziamo il lavoro dei senior e lo scambio di competenze e saperi tra le generazioni.
- Rispetto (TOT). Guardiamo ed esigiamo di essere guardati senza pregiudizi e considerati in ragione dell’autorevolezza legata all’ampiezza della nostra esperienza.
- Tecnologia. Co-disegniamo una tecnologia amica, che avvicini anziché escludere, che parli il linguaggio di tutti e aiuti le persone a vivere meglio.
- Con occhi sempre nuovi (TOT). Coltiviamo una mentalità aperta e una costante attenzione alle cose che ci circondano, cercando di scoprire sempre nuovi aspetti e prospettive, per una maggiore comprensione e apprezzamento della vita e delle esperienze quotidiane
MA RIDIAMOCI ANCHE SU:
https://youtu.be/plel5ALqky4?si=4WRvRol2z3FIvu79
RIFLESSIONE:
Cosa pensi di una Giornata Nazionale dedicata al contrasto dell’Ageismo?
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