2

Ognuno, per un motivo diverso, non riuscirà a dimenticare questa esperienza. Lo sia per i paesaggi di rara bellezza attraversati, per le persone incontrate, per le difficoltà superate in sella o spingendo la bici. Lo sia per aver diviso un pasto, per la solitudine o per il fragore del gruppo. Insomma, il caleidoscopio di emozioni e di possibilità per cui ricordare questa esperienza è vastissimo. Queste le mie.

Viaggiare con una bici ed uno zaino appresso ci ricorda la modestia dei nostri bisogni. E solleva un quesito: se ci serve così poco per vivere, perché dedichiamo la nostra vita ad accumulare cose?

Zoras

La mia esperienza

Sapevo che avrei affrontato un’avventura fuori dalla mia ‘comfort zone’. Io e la bicicletta ci sopportiamo a vicenda. Spesso non ci trattiamo bene (anche se voglio molto bene alla mia black pearl ). Lei mi considera impreparato a tutte le sue potenzialità; invece io credo che a volte pretenda troppo da me. Ci accomuna la voglia di fare viaggi in bike packing e questo ci ha portato a voler provare un’esperienza ‘protetta’. Per questo ho scelto la Tuscany Trail.

Già il primo giorno sono riuscito a fare delle conoscenze interessanti con cui condividere tratti di strada.

Come con l’esperienza avuta al GR20, ognuno seguiva il proprio ritmo (e le proprie forze) per poi incontraci durante le varie soste. A Castiglione della Pescaia (dopo la spettacolare Punta Ala) ho avuto la prima difficoltà a trovare un luogo dove ‘attendarmi’. Fortunatamente per il cibo invece c’era l’imbarazzo della scelta.

La mattina seguente, direzione Montalcino, ho ritrovato subito all’alba i miei compagni (che avevano dormito in hotel), oltre a qualcun altro che si stava svegliando dalle tende nascoste sui campi fuori paese.

“Maremma maiala!” E’ vero che la Maremma è bellissima ma è anche interminabile! Raggiunto Montalcino (ove era in corso la manifestazione ‘L’Eroica’) mi è stato subito evidente che avrei dovuto allontanarmi per trovare un posto tenda. Sono così finito oltre San Quirico d’Orcia. Per una notte magnifica, su di un paesaggio da favola, ‘allietata’ dal continuo canto di un Allocco. Per il cibo invece ho trovato qualche difficoltà, causa scorte finite nei locali o già prenotati e riservati.

La tappa del giorno prima (lunga e con molto dislivello) mi ha sfiancato e ho rallentato decisamente il ritmo. Anche per vedere se i miei compagni (che si erano fermati a Montalcino per problemi meccanici) mi avrebbero raggiunto.

Il percorso che via via si sviluppava sotto le mie ruote era sempre più bello e spettacolare, paesi medioevali (Pienza, Siena, Monteriggioni, San Giminiano, Volterra), la Val d’Orcia, le Crete Senesi. Insomma, la stanchezza veniva sopita dalla bellezza che riempiva gli occhi. Dei miei compagni però nessuna traccia. Sono così trascorsi due giorni incantevoli ma in solitudine. Pochi incontri, per lo più con chi mi superava velocemente. Non capivo se questi 4500 partecipanti erano tutti avanti a me o dietro?

C’è da dire che in questi luoghi, dove si percorrono le Strade Bianche, la Via Francigena, l’Eroica, ho mangiato più polvere che nelle corse nel deserto!! 😉

Di questo siamo fatti: di terra, acqua e fuoco…di polvere, fango ed aria.

Zoras

Dopo notti passate solo, ho puntato verso un campo predisposto per ospitare le tende dei partecipanti a Lajatico. I miei compagni improvvisati, per ulteriori problemi meccanici si erano fermati a Volterra. Sempre su strutture ricettive precedentemente prenotate e sempre un passo dietro a me.

La mattina, come mio solito, di buon’ora riprendo la via per quella che sarà l’ultima giornata in terra di Toscana. Sono consapevole che la lunga salita da Chianni, a superare l’ultimo poggio, non avrò la forza di affrontarla pedalando. Sono pertanto già ben predisposto a farmela spingendo la bici (verificando poi, che non sarò il solo a ‘dover’ adottare questa tecnica per superare quest’ultima avversità).

Dopo la discesa ‘ristoratrice’ e qualche altro su e giù, vedo il mare! Ci sono, profumo di arrivo.

Le mie impressioni

Di sicuro, per chi vuole avvicinarsi al bike packing la Tuscany Trail è un buon banco di prova ‘protetto’. Protetto dalla quantità di persone con cui puoi interagire, sia se ti senti solo, sia se hai qualche necessità. Il paesaggio poi è accogliente, anche fin troppo.

Io ho scelto di farlo con appresso la tenda. Perché volevo vivere il viaggio da dentro. Senza programmi, lasciandomi trasportare da quello che ogni giorno poteva accadere: un incontro, un luogo, la stanchezza, il maltempo. La tenda inizialmente era un’eventualità, un’emergenza, una possibilità che però alla fine ho usato ed è divenuta indispensabile. In molti paesi, dove mi sarebbe piaciuto pernottare, non c’era nessuna disponibilità nelle strutture ricettive (anche per la concomitanza di altri eventi o per il periodo di pieno turismo). Quelli che erano liberi avevano prezzi assolutamente proibitivi per le mie tasche. Se la tenda per te non dovesse essere un opzione, prenota sin dal momento dell’iscrizione le strutture in cui prevedi di fermarti.

Ho anche scelto di vivere l’esperienza fuori dai contesti urbani o dai camping. Volevo un’esperienza più ‘pura’ possibile. Questo ha il pregio di poter ‘scegliere’ il posto (ove il terreno e l’antropizzazione te lo permette); hai il ‘bagno’ sempre libero, senza puzza e code, e godi di una notte ‘silenziosa’. Fermarti su di un campo predisposto dall’organizzazione / amministrazione locale ti permette però di avere una doccia e della compagnia, che nel primo caso non ho mai avuto. Immagino perché, come faccio io, chi monta la tenda in luoghi ‘liberi’ tende a nasconderla. Non sono infatti mai riuscito ad individuarne una a cui aggregarmi.

Devo ammettere, da non ciclista, che questi cinque giorni, da solo ed in tenda, sono stati una grande avventura! Un inizio verso nuove idee (forse faccio contenta black pearl). Naturalmente ho avuto momenti di crisi, momenti che pensavo di non farcela. A San Giminiano non avevo più la forza di ripartire. A Rosignano Marittima (seppur oramai quasi alla fine del giro) solo il saluto di alcuni rapaci in volo mi ha tenuto sulla strada.

Queste esperienze possono però portare alla dipendenza perché, per il tempo in cui le vivi e se lo fai intensamente, tutto il resto dei ‘problemi’ della vita non esistono proprio più!

Le mie indicazioni

La prima cosa che mi sento subito di scrivere è quella di trovare qualcuno con cui farla (in compagnia è tutta un’altra cosa!) oppure, già prima della partenza, ricercare sui social chi intende farla in tenda e con un’idea approssimativa di giorni analoga. Puoi anche incontrare qualcuno il giorno della partenza (come ho fatto io), ma se leghi con chi la fa dormendo in strutture (come ho fatto io), non riuscirai quasi mai a condividere la cena e le serate insieme. Loro, infatti, si fermeranno normalmente nei paesi, mentre tu con la tenda sei ‘costretto’ a fermarti fuori paese. I paesi poi sono sempre su dei poggi, la risalita serale, abbandonando la tenda, non è un opzione.

A questo proposito, se gli organizzatori adotteranno sempre la doppia partenza (metà un giorno e metà il giorno successivo), consiglio di partire con il primo gruppo perché si hanno molte più occasioni di interagire.

Ogni volta che hai la possibilità, rimpingua di cibo lo zainetto e rifornisciti di acqua. Questa è sempre una regola per i bike packers, ma in Toscana potresti sottovalutarla: “troverò di sicuro un bar”, sbagliato! Il tracciato per molti chilometri ti porta dentro la Maremma, dentro le Crete Senesi, ad attraversare Poggi, dove non trovi rifornimenti e la sete e la fame non hanno un orario prestabilito con il quale presentarsi.

Come indicano anche dagli organizzatori della manifestazione, devi decidere se allestire la bici per essere veloce sui tratti pianeggianti od essere performante in salita. La mia gravel aveva copertoni con un buon grip per i terreni sconnessi e per eventuale pioggia su asfalto, ma sostanzialmente scorrevoli. I rapporti erano prevalentemente da pianura. Con il senno di poi, allestirei la bici per essere più performante in salita, sacrificando la scorrevolezza e velocità nei tratti pianeggianti. Ovviamente basato sulle mie mediocri performance di ciclista.

Ricordati queste classiche indicazioni: pedala, mangia, riposa! Prendila ‘scialla’, trova un amico od un gruppo di persone che la stanno vivendo per quello che è: un viaggio in bike packing. Non farti influenzare da chi la chiude in tre o quattro giorni. Dal mio punto di vista sei/sette giorni sono l’ideale per vivere questi luoghi appieno (anche scendendo dalla bici, visitare e mangiare bene). D’altra parte quando ci ritornerai così?

E quando sarai stanco, con lo sguardo affranto sull’ennesima salita, non smettere di salutare chi ti supera, anche se lo sta facendo in e-bike e da dentro lo malediresti! 😉

Infine, per sapere cosa avevo con me, cosa ho usato, cosa mi è stato indispensabile, cosa non ho usato o cosa mi sarebbe servito e non avevo con me, ti rimando a questo video. LINK YOUTUBE

Il mio risultato finale

Giorno uno da Donoratico a Castiglione della Pescaia km 95,480 / dislivello + 906 mt. – miglior tratto: Punta Ala

Giorno due da Castiglione della Pescaia a San Quirico d’Orcia km 123,280 / dislivello + 1.716 mt. – miglior tratto: Maremma / Montalcino

Giorno tre da Castiglione della Pescaia a Monteriggioni km 100,220 / dislivello + 1.456 mt. – miglior tratto: tutta!

Giorno quattro da Monteriggioni a Lajatico km 86,140 / dislivello + 1.678 mt. – miglior tratto: tutta!

Giorno cinque da Lajatico a Donoratico km 80,860 / dislivello + 937 mt. – miglior tratto: la birra all’arrivo 😉

Tutto questo con cinque giorni di sole! Visto il tipo di terreno, l’eventuale maltempo può modificare in modo sostanziale la percorrenza sia in termini di chilometraggio che di tempistiche. Molti tratti diverrebbero veramente complicati. Almeno per me.

Per alcune foto vai al mio profilo INSTAGRAM too.old.to.eporex