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Percorso ‘ferrato’: Rif. Salvapiana I. Lunelli, Via Ferrata Aldo Roghel, Via Ferrata Cengia Gabriella, Rif. G. Carducci, Forcella Giralba, Via Ferrata Strada degli Alpini, Passo della Sentinella, Rif. al Popera A. Berti. 

“Ancora più in là, a guisa di ventaglio aperto, di lama arcuata, di vela dispiegata al vento, con tutto l’orlo finemente trapunto, squaderna la sua gloria di guerra la Cima Undici, montagna divina … Non c’è nelle Dolomiti orientali una bolgia paragonabile a questa. – Qui tutto è dantesco. – Su questo terreno dantesco si è arrampicata la guerra; vi si è abbarbicata per due anni e sei mesi. – Sull’orrido creato da Dio l’orrido creato dagli uomini.”

Antonio berti

Il Passo della Sentinella

Il passo della Sentinella è uno storico valico alpino delle Dolomiti Orientali, situato sulla cresta di giunzione della Croda Rossa di Sesto e di Cima Undici, nel punto più alto della Val Popera, meta della nostra escursione. Ai tempi della Prima Guerra Mondiale fu confine tra il Regno d’Italia e l’Impero Austro-Ungarico, ferocemente conteso fra le due armate.

​All’inizio del conflitto, causa soprattutto la gran massa di neve che ricopriva ancora la zona, il Passo restò completamento sguarnito da truppe di entrambi gli eserciti. Alla fine di Giugno, quando le condizioni lo permisero, una pattuglia austriaca, guidata da Sepp Innerkofler, uno dei più noti alpinisti austriaci dell’epoca, comandante della famigerata Pattuglia Volante, fu inviata in esplorazione del passo con un breve scontro a fuoco con una pattuglia italiana che stava risalendo dal versante opposto. 

Gli italiani infatti, fin dall’inizio di Giugno mandavano pattuglie a presidiare il passo durante il giorno per poi discendere alla sera. Il passo alla fine fu occupato stabilmente dagli austriaci il 4 Luglio, lo stesso giorno gli austriaci occupavano anche la cresta sommitale della Croda Rossa. 

Completamente sgombra rimase invece la cresta di Cima Undici che chiude a sud-ovest il Passo della Sentinella, e che poteva pertanto essere fondamentale per l’esercito italiano al fine della conquista del passo. 

Dal 30 Gennaio ai primi di Aprile del ’16, gli alpini agli ordini del capitano Giovanni Sala e guidati dall’aspirante Italo Lunelli avevano, all’insaputa degli austriaci, occupato tutta la cresta sommitale di Cima Undici, fino alla forcella Dal Canton sovrastante il Passo della Sentinella. Altre due forcelle più a nord furono occupate per poter battere tutta la zona del vallone da cui presumibilmente sarebbero saliti eventuali rinforzi austriaci. L’impresa sia a livello militare che soprattutto alpinistico ha dello straordinario. La cresta della Cima Undici presenta una serie di forcelle che salgono da profondi canaloni che incidono il possente massiccio. 

Queste forcelle, ad una ad una furono raggiunte ed attrezzate dagli alpini guidati dal Lunelli durante l’inverno, e in gran parte di notte, per sfuggire alle vedette austriache. Furono costruite baracche, attrezzati percorsi con scale e corde, furono fatti affluire materiali, armi, uomini, tutto tra la neve e il ghiaccio e quasi interamente a spalle d’uomo, a 3000 metri di quota. A metà Aprile tutto era pronto per l’attacco. 

L’attacco doveva avvenire da più direzioni. Lunelli con due plotoni di Alpini che costituivano il Reparto Scalatori, da lui creato, in silenzio e con abile scalata si posizionarono sul Pianoro del Dito sovrastante il Passo dal versante nord, tenendo sotto controllo i rinforzi che salivano dal vallone. La neve ha il potere di compattare ghiaie e rocce altrimenti friabili e instabili, in più attutisce i rumori.

L’artiglieria di Creston Popera e le mitragliatrici posizionate sulle balze della Croda Rossa, tenevano inchiodati gli austriaci a guardia del Passo sulle loro posizioni. ​Dal vallone frontale iniziarono la salita i reparti del sottotenente Martini e contemporaneamente dall’alto di Cima Undici scivolando e rotolando per un canalone di neve piombarono sul Passo gli uomini del Capitano Sala. (*)

L’importante posizione fu conquistata.

Passare ai giorni nostri per queste pareti ci lascia sbigottiti ed increduli nel solo alzare lo sguardo ed osservare i canaloni ed i pinnacoli superati dagli Alpini.

I Mascabroni

L’ufficiale austriaco Unterkreuter che seguiva col binocolo dalla val Fiscalina dirà: “come soldato è dolorosa la catastrofe, ma quale alpinista ho goduto lo spettacolo magnifico di quegli uomini, tutti vestiti di bianco, una catena vivente che si precipitava per corde nel ripido canalone fin giù alla Sentinella”: i Mascabroni (da cui il nome anche del Biv. sotto Cima Undici) 

“I soldati che componevano le due Squadre furono da me denominati “i mascabroni”, che nel gergo di Cima Undici voleva dire gente rude, ardita, noncurante dei disagi e, se vogliamo, anche un po’ strafottente al modo alpino, ma sempre generosa e pronta a dare in qualunque momento il proprio sangue per la Patria e per i compagni. È un nome che io davo a quei soldati che durante lo svolgimento della difficile impresa si dimostrarono i più arditi, i più tenaci nell’affrontare le difficoltà, pieni di fede nel successo, un po’ “brontoloni”, ma in definitiva sempre di buon umore e sostanzialmente molto disciplinati; gente tutto cuore e tutta sostanza; poca forma, che molto spesso è ipocrisia. Gli Alpini, poi sono brontoloni di natura, non per indisciplina; bisogna conoscerli a fondo per poterli giudicare»” (da Crode contro crode di Giovanni Sala, ediz. Cedam 1959).

Il Passo oggi

Da allora il passo è diventato meta di tanti che salgono a ricordare e rendere omaggio, a lasciare nella roccia le loro dediche. Tra queste la Madonnina del Dito, venerata dai valligiani, trafugata durante la guerra, rifatta dopo e rimessa al suo posto. Ma resta soprattutto un crocevia di gente che scende (da Cima Undici e da Croda Rossa) e che sale (da Vallon Popera e da val Fiscalina), che va e che viene dalle ferrate che convergono al passo. Itinerari di cui oggi usufruiamo per ‘divertimento e diletto’ e che non esisterebbero senza le drammatiche vicende della guerra.

La Strada degli Alpini

E poi c’è anche la Strada degli Alpini. Uno dei tracciati storici della grande guerra, che dalla forcella Giralba (sopra Auronzo) porta alla forcella di Cima Undici, sul versante occidentale del Popera. Doveva consentire di arrivare dal Cadore in territorio nemico senza passare per il Comelico; nello stesso tempo doveva servire d’appoggio alle postazioni su Cima Undici, in preparazione dell’attacco alla Sentinella. Dopo la guerra è stato completato in funzione alpinistica ed escursionistica attrezzando il versante nord fino al passo della Sentinella, collegando così il Vallon Popera alla val Fiscalina con una delle vie ferrate più interessanti e spettacolari delle Dolomiti.

Il percorso si caratterizza per una lunga traversata in cengia (Cengia della Salvezza) tagliando le pareti strapiombanti del Popera per poi risalire le pendici ghiaiose dove è ben visibile l’impressionante cresta di campanili e forcelle occupate dagli Alpini nell’inverno ’16.

La nostra lunga giornata

Con questo giro desideravo percorrere la storia della Grande Guerra con addosso un po’ della fatica di quegli Alpini.  Ma, avendolo fatto uguale molti anni fa, mi sono anche reso conto dei molti elementi ‘negativi’ derivanti dal periodo di forte cambiamento climatico e mutazioni morfologiche della montagna che stiamo vivendo.

Ma andiamo per ordine.

Ore 6.45, zaino in spalla e pila frontale ci avviamo dal Rif. Lunelli verso il Rif. Berti. Raggiunto il quale, godendo di un’alba limpida e accesa di colori caldi, ci avviamo verso la Ferrata Roghel, superando il suo erto avvicinamento. 

Ore 9.15, siamo all’apice della Ferrata Roghel dove possiamo ammirare difronte a noi l’ardita Cengia Gabiriella. Iniziamo a scendere con la consapevolezza che perderemo tutto il dislivello appena guadagnato.

Nel percorrere la Cengia, guardando all’indietro dove si è appena passati, si comprende tutta la sua bellezza e cresce l’incredulità dei passaggi effimeri superati. 

Ore 12.30, abbiamo terminato la lunghissima Cengia Gabriella. Il canale ghiaioso che dalla cengia mi aveva, molti anni prima, depositato alla base della parete per poi raggiungere il Rif. Carducci non è più percorribile; è divenuto completamente inagibile per le piogge violente che si abbattono spesso sulle Dolomiti e di cui ci stiamo amaramente abituando. C’è invece una ‘nuova’ via attrezzata sul lato esterno del canale. 

Anche il sentiero per il Rifugio Carducci non c’è più, mangiato da una colata di detriti che continua a scendere ad ogni ‘bomba d’acqua’. La via ora sale sul vallone di sx (salendo) e non più sulla sua dx.

Non segnalo solo questo, ma anche il caldo anomalo! A fine Ottobre, a 2500 mt di altezza, camminiamo solo con una maglietta tecnica e se avessimo avuto i pantaloni corti li avremmo messi! Abbiamo trovato un caldo veramente anomalo che mi ha fatto terminare tutta l’acqua in anticipo. Per fortuna la montagna mi è amica e me l’ha fatta riempire per ben due volte con lo stillicidio di alcuni rivoli. 

Ore 15.30, siamo alla Forcella Undici dopo aver percorso la fantastica e lunga Strada degli Alpini. Sino a qui, in molti punti, ho notato l’erosione dell’acqua sui ghiaioni di scolo che il sentiero supera e che lo rende a tratti non agevole; ma questa ‘strada’ è comunque molto ben manutentata. Dalla Forcella svoltiamo su versante nord, sotto Cima Undici, ed il clima passa agli antipodi: neve in parte ghiacciata sulle cenge ed un freddo pungente che ci fa capire, certamente solo in parte, assieme alla stanchezza che abbiamo sin qui accumulata, cosa hanno patito i soldati dei due eserciti belligeranti che qui si sono scontrati per occupare permanentemente il Passo della Sentinella. 

Durante la giornata ci siamo goduti il tracciato ed il paesaggio, le effimere cenge e le continue corde attrezzate; brevi pause ristoratrici per assaporare il ‘qui ed ora’ ma anche il passato della Grande Guerra. Alle 17.00 siamo a Passo della Sentinella rallentati dalla neve trovata e dall’uscita mangiata dall’acqua. 

Il percorso impegnativo è finito. 

Così pensavamo…

Il versante di discesa mi è completamente irriconoscibile. Il ghiaione, che velocemente a suo tempo mi aveva depositato al Rif. Berti, non c’è più. Il versante è profondamente scavato dall’acqua e tutto il materiale da diporto è a valle. L’attuale sentiero inizialmente scende con l’aiuto di una corda oramai troppo alta rispetto all’abbassamento del terreno sottostante, per poi attraversare i canali di scolo su labili tracce friabili ed instabili, sino a raggiungere un terreno meno ‘mangiato’ dall’acqua, consentendoci, infine, di raggiungere il Rif. Berti con sentiero direi ‘poco confortevole’. 

Dopo l’alba, nello stesso luogo, ora ci godiamo anche il tramonto che ci accompagna, con il successivo analogo buio della partenza, sino a valle.

Alle 19.15 siamo all’auto cambiati e pronti per rientrare. Il mio amico mi guarda e mi ‘accusa’ che con me si finisce sempre con dell’avventura. 

Ma forse è proprio l’Avventura che cerco!

Ti lascio le tracce affinché la possa trovare anche tu: 

TRACCIA SUUNTO: https://maps.suunto.com/move/lorenzo130461/635d67c3076696333b65c48e

TRACCIA WIKILOC: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/giro-del-popera-117656695

Dettagli tecnici

Tre Vie Ferrate:

Via ferrata Aldo Roghel : itinerario con buon dislivello e difficoltà moderata ad esclusione del tratto intermedio da considerarsi tecnico. Va tenuto presente che il dislivello fatto in salita, va poi ridisceso nel versante opposto sempre tramite cavo attrezzato.

Sentiero attrezzato Cengia Gabriella : itinerario tecnicamente di moderata difficoltà, tuttavia è lungo e i vari saliscendi richiedono esperienza e buon allenamento.

Via ferrata Strada degli Alpini : itinerario molto bello con lunghi tratti che non presentano difficoltà, seppur esposto; da preparare con cura rispetto al meteo (se affrontato nel pomeriggio) e discretamente allenati.

Via ferrata Strada degli Alpini prosecuzione sino al Passo della Sentinella : questo tratto, conosciuto anche come Via ferrata del Passo Sentinella, inizialmente ancora su cengia (la Cengia della Salvezza), sale poi il versante nord di Cima Undici con passaggi esposti e caratterizzati anche da scalette e passerelle di legno. Va affrontato con ancora dell’energia da poter spendere.

Dislivello positivo: 2275 metri

Lunghezza: circa 27,900 km

Suggerimenti utili

  • Il giro del Popera va affrontato con condizioni meteo assolutamente stabili e buone.
  • Va considerato che per il 90% del percorso è su pendii ripidi, cenge esposte e tratti attrezzati, per cui, per completarlo in giornata non è sufficiente avere un allenamento solo da escursionista.
  • Munirsi di adeguata quantità d’acqua, almeno per la prima metà del percorso è difficilmente reperibile.
  • Se decidi di provare il giro in giornata, rispetto al Giro del Sorapiss, preparati ad essere in continua tensione ed avere un’attenzione costante su dove mettere i piedi.

(*) La relazione storica è stata tratta da più fonti rintracciate sul web/internet.

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